POESIE DEDICATE A ELUANA ENGLARO
Foto da La Repubblica della III Fiaccolata Libertà per Eluana del 18 gennaio 2009
Una poesia scritta da Renata Cataldi di Feltre
Eluana
farfalla trafitta da uno spillo
intorno al tuo letto
petali di rosa
per te canzoni salgano
a coprire il gracchiare dei corvi.
Non temere
non lasceremo che spaventino
la quieta notte che ti accoglie:
pietosamente ti conducano
mani paterne
mentre noi aspettiamo
col cuore sospeso al tuo
l’ultimo battito
l’ultimo sospiro
l’estrema tua vittoria
e ti vedremo infine
oltre il crinale cupo
oltre l’orizzonte incerto
oltre il lunghissimo addio
che ancora ti tiene
restituita a te stessa
al tuo andare misterioso
che solo ci precede
di una manciata di ore.
Non hai paura,no
non si ha paura
quando principio e fine
si congiungono
ora che il mistero si svela
davanti alla tua pura infinita agonia
al tempio sacro della tua sofferenza.
Non è più tempo di parole
sconfitti i crudeli guardiani
messi a tacere i portatori di insegne
i padroni di vita e di morte
accesi in volto urlanti a dita tese
orrendi anatemi :
già si allontanano piccole impronte
di piedi nudi sulla neve
e per noi sarà pace soltanto
quest’infinita tua pace.
Al signor Englaro con rispettosa partecipazione al suo dolore
Renata Cataldi
Feltre, 7/02/2009
Una lettera dalla giovane Alessia B.
Immagina di aprire gli occhi, ma di non vedere.
Immagina di non poter più sentire il tepore estivo accarezzarti la pelle.
Immagina di non poter più stringere la neve fredda fra le mani.
Immagina di mangiare ma di non sentire il sapore.
Immagina di cantare ma di non sentire nessuna melodia.
Immagina di non ridere più.
Immagina di non piangere più.
Immagina di respirare ma di non sentire i profumi.
Immagina di non morire fuori, ma di morire dentro.
Immagina di non immaginare.
E ora immagina di svegliarti, di annusare, di toccare, di guardare, e di renderti conto che ciò che ami più al mondo non può più immaginare.
Alessia B.
La poesia "Ballata dell'angelo ferito" di Guido Ceronetti
Urlate urlate urlate urlate.
Non voglio lacrime. Urlate.
Idolo e vittima di opachi riti
Nutrita a forza in corpo che giace
Io Eluana grido per non darvi pace
Diciassette di coma che m'impietra
Gli anni di stupro mio che non ha fine.
Una marea di sangue repentina
Angelica mi venne e fu menzogna
Resto attaccata alla loro vergogna
Ero troppo felice? Mi ha ghermita
Triste fato una notte e non finita.
Gloria a te Medicina che mi hai rinata
Da naso a stomaco una sonda ficcata
Priva di morte e orfana di vita
Ho bussato alla porta del Gran Prete
Benedetto: Santità fammi morire!
Il papa è immerso in teologica fumata
Mi ha detto da una finestra un Cardinale
Bevi il tuo calice finché sia secco
Ti saluta Sua Santità con tanto affetto
Ho bussato alla porta del Dalai Lama.
Tu il Riverito dai gioghi tibetani
Tu che il male conosci e l'oppressura
Accendimi Nirvana e i tubi oscura
Ma gli occhi abbassa muto il Dalai Lama
Ho bussato alla porta del Tribunale
E il Giudice mi ha detto sei prosciolta
La legge oggi ti libera ma tu domani
Andrai tra di altri giudici le mani.
Iniquità che predichi io gemo senza gola
Bandiera persa qui nel gelo sola
Ho bussato alla porta del Signore
Se tu ci sei e vedi non mi abbandonare
Chiamami in cielo o dove mai ti pare
Soffia questa candela d'innocente
Ma il Signore non dice e non fa niente
Ho bussato alla porta del padre mio
Lui sì risponde! Figlia ti so capire
Dolcissimo io vorrei darti morire
Ma c'è una bieca Italia di congiura
Che mi sentenzia che non è natura
E il mio papà piangeva da fontana
Me tra ganasce di sorte puttana.
Cittadini, di tanta inferta offesa
Venga alla vostra bocca il sale amaro.
Pensate a me Eluana Englaro
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