Nelle prossime settimane pubblicheremo sei stralci da "La lobby di Dio", libro di Ferruccio Pinotti (ed. Chiarelettere) al quale hanno collaborato Valerio Federico, membro del comitato nazionale di Radicali Italiani, e Luca Perego, segretario dell'Associazione Radicali Lecco.
Il libro si chiama “La Lobby di Dio”, è la “prima inchiesta su Comunione e Liberazione e la Compagnia delle Opere” (Chiarelettere, pagg.464, 16,60 euro) ; lo ha scritto Ferruccio Pinotti, che in passato ci ha regalato altri preziosi volumi: “Poteri forti”, sul caso dell’omicidio del banchiere Roberto Calvi; “Opus Dei segreta”, che per la prima volta riporta testimonianze di ex numerari dell’Opus Dei; “Fratelli d’Italia”, un’inchiesta sulla massoneria; “L’unto del signore”, in collaborazione con Udo Gumpel, sulle origini della fortuna di Berlusconi e gli appoggi in Vaticano. Comunione e Liberazione viene così presentata: “Più potente dell’Opus Dei, più efficiente della massoneria. Questo libro racconta per la prima volta dall’interno come funzionano Comunione e Liberazione e il suo braccio finanziario, la Compagnia delle Opere, una rete di più di 34mila imprese, un fatturato complessivo di almeno 70 miliardi di euro. Potere che sembra inarrestabile, spesso oscuro, e con il quale occorre fare i conti e avere consapevolezza. Il libro di Pinotti si è avvalso della collaborazione di molte persone tra cui quello di due nostri compagni, Valerio Federico, consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni e componente del Comitato di Radicali Italiani, e di Luca Perego, autori della rubrica “Giù al Nord”, di “Radio Radicale”. Un contributo di “alto spessore”, lo definisce Pinotti, relativo all’analisi teorica del “sistema CL-CDO” della sussidiarietà formigoniana nonché al tema dei diritti civili negati dal sistema stesso e all’approfondimento di alcuni casi specifici. E leggendo i saggi che seguono, si comprenderà bene il contributo che Federico e Perego hanno fornito all’importante inchiesta di Pinotti. Oggi ne pubblichiamo il terzo stralcio. Benché il suo motto sia “più società, meno Stato”, la CdO e un’associazione che tende a sopprimere la libera concorrenza e il libero mercato, anche grazie alle sovvenzioni pubbliche che alcune imprese iscritte ricevono da parte di istituzioni “amiche” e alla probabile esclusione delle aziende non iscritte alla CdO dall’assegnazione di appalti pubblici, concessi invece a imprese “vicine” a Comunione e liberazione o iscritte alla Compagnia delle opere. Un buon incentivo per le piccole e medie imprese è rappresentato dalla possibilità di accedere in modo agevolato al credito grazie alla partnership tra CdO e numerose banche. L’impronta confessionale della CdO è dichiarata: le sue assemblee si aprono con canti religiosi, e all’articolo 4 dello statuto si legge che l’associazione ha la finalità di “promuovere lo spirito di mutua collaborazione e assistenza per una migliore utilizzazione di risorse ed energie, per assistere l’inserimento di giovani e disoccupati nel mondo del lavoro, in continuità con la presenza sociale dei cattolici e alla luce degli insegnamenti del magistero della Chiesa”. In questo senso assomiglia a una Confindustria confessionale che chiede alle proprie imprese di darsi obiettivi ben piu ambiziosi del mero e pagano profitto, proponendo di far propri e di trasmettere i valori della Chiesa. Esemplificative le parole dell’ex presidente CdO e presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini: “Lo scopo di un’impresa eccede dagli scopi dell’impresa stessa”. La Compagnia delle opere è un caso unico nel suo genere: riceve finanziamenti dalle istituzioni e, attraverso i suoi membri dislocati in posti chiave, pone le condizioni per convogliare denaro pubblico verso le “proprie” aziende. Si vengono a creare così conflitti di interesse tra CdO, banche e istituzioni, un intreccio pericoloso che inquina il mercato e stronca la libera concorrenza. La Compagnia inoltre ha un riferimento partitico preciso e dunque partecipa agli appuntamenti elettorali convogliando consensi. Non e di fatto in alcun modo assimilabile alla Confindustria o ad altre organizzazioni, non essendo di natura universalistica: se, in teoria, tutti si possono affiliare, in realtà lo possono fare sposando un preciso sistema valoriale, religioso, partitico politico e di interessi estraneo allo spirito di organizzazioni che riuniscono gli imprenditori allo scopo di tutelarli. Proviamo a immaginare una riunione di Confindustria che si apre con canti religiosi e con citazioni del Santo Padre a cura della Marcegaglia. Nonostante questi aspetti, la CdO e in crescita. La peculiarità del sistema creato dalla Compagnia delle opere sta nel fatto che, grazie alla rete di interessi che ha saputo creare, si “fonde” con il sistema imprenditoriale. I suoi membri sono inseriti nella dirigenza delle grandi imprese e contribuiscono a determinare la politica aziendale. Ecco un esempio di come queste presenze possano potenzialmente condizionare il mercato: negli appalti, l’uomo CdO inserito nella dirigenza dei grandi competitors potrebbe indicare come imprese subappaltanti o come fornitori le piccole e medie aziende iscritte alla CdO particolarmente gradite a lui e alla sua organizzazione. In alcuni casi potrebbe addirittura chiedere agli associati CdO di non partecipare alle gare per favorire altre aziende.
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